Una delle prime domande che viene posta quando si presenta il contratto di rete è quella fatidica: ma la rete di imprese farà crescere la mia azienda?
Il contratto di rete nasce per superare l’enorme frammentazione che le imprese italiane hanno nell’ipotesi che con la collaborazione organizzata si possa diventare più competitivi. Guardando alla statistica del numero di reti e di imprese che aderiscono alla rete, non c’è dubbio che questo strumento sia sempre di più apprezzato.
Dati Infocamere
Ma rimane aperta la domanda:
Il contratto di rete ha effettivamente un impatto distintivo nelle performance delle imprese?
Questa domanda se l’è posta anche l’ISTAT che in uno studio congiunto con Confindustria ha indagato il fenomeno delle reti di imprese dal punto di vista statistico.
La ricerca si è trovata subito davanti due rilevanti criticità:
- Nel periodo di riferimento l’economia complessiva italiana è stata in forte crisi, infatti tra il 2011 e il 2014 il sistema delle imprese italiane ha perso circa 200mila unità e 800mila addetti (Istat, 2017).
E’ chiaro che in uno scenario del genere diventi rilevante anche il contenimento del calo del fatturato o della dimensione aziendale.
- Data la particolarità dello strumento e la scarsissima conoscenza che c’è dello stesso presso il grande pubblico, c’è il rischio di avere una “selezione positiva” delle aziende partecipanti. Si rischia cioè che le aziende che aderiscono ai contratti di rete siano quelle più informate e attente ai fenomeni economici, quelle più inclini a relazionarsi e collaborare al di fuori del perimetro aziendale. Se dal punto di vista sostanziale questo non può che essere considerato un fenomeno positivo, dal punto di vista statistico rischia di non fare emergere il valore positivo o negativo che lo strumento del contratto di rete ha in sé.
Se per superare la prima criticità occorrerà riferirsi ai dati differenziali, cioè alla differenza tra gli andamenti del fatturato e degli occupati tra le imprese in rete e quelle non in rete, per risolvere la seconda criticità l’ISTAT ha creato un cluster di controllo con aziende che per caratteristiche fossero simili a quelle che sono entrate in rete (metodo PSM).
Questi i risultati:
Punti percentuali di differenza nelle dinamiche temporali tra imprese in Rete e non in Rete, effetto medio calcolato per tutte le Reti costituitesi tra il 2011 e il 2014 – Fonte Ricerca ISTAT – Centro Studi Confindustria Novembre 2017
Ancora una volta va ribadito come il contesto economico pesantemente negativo spesso mascheri gli effetti positivi poiché gli sessi possono manifestarsi come un minor calo del fatturato o in un minor calo degli addetti. Effetti che devono essere considerati come positivi in relazione all’andamento generale.
E’ chiaro come con queste premesse il contratto di rete abbia effettivamente un effetto decisamente positivo sul fatturato e sugli addetti delle imprese partecipanti.
Molto significativo anche l’andamento dei due grafici.
L’effetto del contratto di rete è rilevante nel breve termine ma lo diventa ancora di più dopo 3 anni dall’adozione di questo modello organizzativo e contrattuale.
Un fenomeno che appare evidente a chi si occupa di reti di imprese ma che appare ancora più significativo attraverso la prova statistica. Nell’esperienza infatti, il contratto di rete è uno strumento che va appreso nell’operatività quotidiana della rete. Ed è per questo che non stupisce che i maggiori effetti positivi si abbiano dopo qualche tempo di applicazione di questa nuova organizzazione.
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